STATEMENT
I miei lavori sono cortocircuiti.
Creo silenziosi sabotaggi tra le architetture dello spazio urbano, rivelo i non detti di luoghi indecisi, faccio parlare i muri.
La mia poetica, visuale e linguistica, si nutre di vissuti collettivi, carotaggi, fallimenti, continue messe in discussione del presente e gesti di rivoluzione nascosti sotto la superficie del quotidiano. Mi muovo alla ricerca delle risposte che lo spazio pubblico può dare, ne esploro i margini e i frammenti di terzo paesaggio, cerco contatti con il suo humus.
Traduco questi immaginari fuori dal tempo con poesie, segni linguistici e parole che innesto accuratamente nello spazio urbano attraverso installazioni, azioni performative e gesti pittorici.
L’uso del linguaggio mi permette di spezzare il ritmo dello spazio urbano generando continue sequenze di astrazioni e punti di vista amplificati, lasciando le opere aperte al passaggio e a contaminazioni antropiche e naturali. Il mio lavoro è un’occasione per ridefinire spazi senza cambiarne l’identità.