QUALI NOSTALGIE STIAMO PREPARANDO PER IL FUTURO?
Eyeland – Taranto Città Vecchia, 2023 © a cura di Associazione PhEST
Quali nostalgie stiamo preparando per il futuro? è un progetto che si sviluppa nell’imprevedibile limbo di un processo creativo collettivo, coniugando poesia e arte pubblica per ridisegnare in modo condiviso il margine ideale di un’identità collettiva in cui poter rivendicare vulnerabilità e reclamare ascolto.
Ragionato, scritto e realizzato con la partecipazione di oltre trenta persone, Quali nostalgie stiamo preparando per il futuro? è un intervento poetico in cui ogni verso si muove in bilico tra racconto del passato, narrazione del presente e suggestioni per il futuro. Una poesia in cui ogni verso è stato posizionato in un punto strategico della Città Vecchia e realizzato utilizzando ogni volta una tecnica diversa che richiama a gestualità tipiche del vivere quotidiano tarantino. Dal pulire il polverino (polvere rossa di scarto prodotta dall’industria siderurgica locale) dai balconi nel rione Tamburi, a quello di scrivere i muri a pallonate tra i vicoli dove i bambini giocano a calcio in strada, fino a quello di scrostare le pareti fatiscenti dei palazzi abbandonati nel centro storico.
Un dialogo senza soluzione di continuità tra il significato dei versi, la posizione in cui sono collocati e la tecnica con cui sono realizzati. Il richiamo a queste gestualità adagia la scritta in modo effimero nello spazio, condannandola a essere riassorbita dal tessuto urbano in sincronia con i cambiamenti della città stessa e senza lasciare segni indelebili.
Quali nostalgie stiamo preparando per il futuro? è un’opera costruita su misura per non risiedere in nessuno spazio, un lavoro che si muove alla ricerca delle risposte che lo spazio pubblico può dare alle persone che vivono la Città Vecchia di Taranto. Un lavoro che prova a rallentare la repentina e radicale trasformazione che questo luogo che sta subendo, per conservare quegli stimoli identitari capaci di saturare con l’inconsueto le porosità del nostro quotidiano.
POESIA
Te lo chiedo qui, dove finisce il vicolo e inizia il mondo
appena prima che le nostre urla senza vocali diventino sussurri.
Qui, dove quasi non ti conosco ma m’appartieni
e tutto è sospeso sul bordo vertiginoso che c’è tra un passo e l’altro,
dove se prendi a pugni i muri, le strade diventano Tamburi.
Te lo chiedo qui,
quali nostalgie stiamo preparando per il futuro?